L’Istituto Nebo Ricerche ha recentemente (Ottobre 2018) realizzato un’analisi sullo stato di salute della Sanità italiana. Questa ha avuto ad oggetto i quattro momenti storici del nostro servizio Sanitario.
I. La creazione del servizio Sanitario Nazionale
II. Il movimento di riforma della prima metà degli anni Novanta
III. La nascita del federalismo sanitario con delega di molte funzioni alle Regioni
IV. La rappresentazione della situazione attuale.
I tentativi di semplificazione e la riorganizzazione
Gli anni a cavallo tra gli Ottanta ed i Novanta hanno visto una notevole riduzione delle strutture sanitarie. Tale diminuzione nel numero ha avuto luogo a causa del loro accorpamento, passando da seicentonovantacinque a centouno Aziende Sanitarie (negli anni Ottanta denominate U.S.L. – Unità Sanitarie Locali).
Inoltre, assistiamo al fenomeno della deospedalizzazione e, purtroppo, ad una diminuzione dei servizi. I posti letto sono scesi di più della metà, da cinquecentomila a duecentomila. Con un diverso impatto a seconda del settore. Il calo maggiore si è avuto, per ovvi motivi, nel settore psichiatrico, dopo l’approvazione della Legge Basaglia (nel 1978), di chiusura e riordino dei manicomi.
Il settore privato
Ad essere aumentata, su tutto il territorio nazionale, è la presenza di Istituti privati, con un aumento dei posti letti, che oggi ammontano ad un numero pari al venticinque per cento di quelli pubblici.
La mobilità ospedaliera
Il Federalismo sanitario ha implementato il fenomeno delle migrazioni ospedaliere. Sempre più pazienti fuggono dagli ospedali del Sud verso quelli del Nord. In particolare le Regioni più attrattive e, quindi, con standard sanitari più elevati, sono Emilia Romagna e Lombardia. Fanalino di coda, con emorragie di pazienti più consistenti (per numero di abitanti), sono Puglia e Calabria.
Rapporto numero personale dipendente e numero di pazienti
Il numero dei dipendenti del settore, tra medici ed infermieri, è stazionario da molti anni ed è pari a trecento-sessantasettemila unità. Tuttavia la popolazione è aumentata, facendo precipitare il numero del personale medico ed assistenziale per ogni paziente del Servizio Sanitario Nazionale.
Stesso ragionamento vale per i Medici di base, o Medici di medicina generale. Rimangono costanti all’aumentare della popolazione, trovandosi in stato di difficoltà, dovendo assistere un numero sempre maggiore di pazienti. Con l’aggravante del fatto che questi siano sempre più anziani.
L’invecchiamento della popolazione
Se l’aumento dell’aspettativa di vita è un dato più che positivo, questo influisce sui livelli di assistenza del Servizio Sanitario Nazionale. Oggi, viviamo otto anni in più rispetto a quarant’anni fa. Il che implica un sovraccarico del lavoro di medici di base e aziende ospedaliere. L’unico modo per uscire dal pantano risultano essere serie politiche di assunzioni e concorsi pubblici, per diminuire il vuoto di personale ad oggi presente e sempre più allarmante.