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La “sfida” digitale della Sanità Pubblica

Insufficienti gli investimenti nella sanità digitale. Decisamente preoccupante, quindi, il quadro italiano, dove la Penisola resta un fanalino di coda dell’Eurozona. Due i driver fondamentali del piano di crescita: sanità digitale e gestione integrata degli interventi a domicilio. Secondo uno studio condotto da Ernst & Young il digitale é una strada obbligatoria per salvare la sanità dal considerevole invecchiamento della popolazione. Il 40% degli italiani soffre infatti di malattie croniche e la digitalizzazione può essere un forte aiuto in termini di programmazione degli interventi sociosanitari e di coinvolgimento dei pazienti in ottica di tutela.

“La digitalizzazione rappresenta l’elemento utile a colmare il divario tra bisogni e risorse” afferma Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano. Infatti, una delle frontiere per semplificare il carico sugli ospedali é proprio l’assistenza domiciliare integrata.

Un terreno difficile, soprattutto considerando che a causa dell’aumento dell’aspettiva di vita e quindi di invecchiamento pro capite, si stima che entro il 2020 le malattie croniche rappresenteranno l’80% della popolazione. La gestione delle cronicità é destinata ad aumentare la spesa sanitaria globale per cui é fondamentale reperire nuovi finanziamenti riservati solo alla digitalizzazione.

 

L’analisi dei costi nella digitalizzazione sanitaria

Uno degli errori più comuni in ambito sanitario é di associare la parola innovazione a quello di costi; per quanto l’analisi sia necessaria viene scarsamente considerato il valore importante del costo-opportunità, quindi del costo che si avrebbe nel non operare l’innovazione.

Francesco Saverio Mennini, docente di Economia Sanitaria afferma che é necessario valutare i costi, diretti e indiretti, che la sanità dovrebbe sostenere in assenza delle adeguate tecnologie.

 

Occorrono nuovi modelli in grado di restituire al decisore una misura del valore dell’innovazione. 

Non si tratta di fantascienza: al Rizzoli di Bologna già vengono create delle protesi per le ossa colpite da tumori della colonna vertebrale. Una protesi 3d a costo zero per il paziente.

Il percorso di digitalizzazione non deve però riguardare solo un rinnovamento organizzativo e tecnologico, ma essere su più livelli, come ad esempio spingere gli operatori sanitari a sviluppare sempre nuove competenze. Molti sono gli sforzi richiesti per il cammino della sanità digitale. Lo scorso giugno la Commissione Europea ha tracciato la strada per i prossimi anni in un documento rivolto alle istituzioni europee.

Tra le tematiche, si é parlato di gestione sicura delle informazioni sui pazienti per migliorare la disponibilità dei dati. L’accesso ai propri dati telematici con un proprio profilo sembra essere una priorità. Il problema sorge dal fatto che attualmente i dati sono spesso non tracciabili e sparsi tra varie sedi. Un accesso telematico ai propri dati, con la possibilità di poterli condividere, velocizzerebbe e semplificherebbe molti processi.

Questa cooperazione volontaria per lo scambio transfrontaliero dei dati dovrebbe coinvolgere 22 Stati membri entro il 2020. È già iniziata, ma per ora limitata ad alcuni fascicoli o prescrizioni elettroniche, senza includere le cartelle digitali.

La Commissione considera inoltre fondamentali tecnologie emergenti come la blockchain, nuovi sistemi di gestione dell’identità e tecnologie avanzate per la protezione web dei dati.